Il nuovo album di Co-Pilot “Green Machine” indaga il rapporto contraddittorio tra uomo e natura, esplorando territori solo apparentemente distanti fra loro
C’è qualcosa di complesso, ruvido, eppure estremamente immediato e familiare nella musica di Co-Pilot.
Progetto partorito nell’inverno del 2018 dalla batteria di Giovanni “Giangi” Natalini, batterista, polistrumentista e producer. Un passato nell’indie all’interno di svariati gruppi (The Lovely Savalas, MajaKovich, Sarco ed Holloys) che lo ha visto poi virare sull’elettronica, come Co-Pilot appunto, con il primo Ep “DIY” uscito su WeMe Records.
L’approdo su New Interplanetary Melodies arriva nel 2020 con l’Ep “Botanical Illustration Takes Patience and Skill”. Drumbeats costruiti su synth electro e trip hop che si sposano perfettamente con le sonorità cosmiche che distinguono l’etichetta fiorentina.

Il nuovo album “Green Machine”, in arrivo il 15 ottobre sulla label guidata da Simona Faraone, è per certi versi la continuazione naturale della riflessione ecologica dell’Ep. La batteria, meravigliosamente interpretata da Giovanni, fa da filo conduttore alla miscela estremamente variegata composta di riferimenti etnici, incursioni jazz-rock e sonorità electro.
Un album che esalta la vita e un invito a riconoscere la meraviglia di quel che ci circonda
Mentre lo ascoltiamo addentrari in territori apparentemente lontani tra loro, avvertiamo l’urgenza di Co-Pilot di non restare confinato all’interno di binari stilistici fissi.
Un rifiuto che attraversa gli 8 brani di “Green Machine” e giunge alle orecchie come un flusso sonoro cangiante, in cui vengono continuamente mescolate le carte. Un invito, altresì, rivolto a chi ascolta, a non accontentarsi, ma a rimanere vigile, cosciente e aperto al nuovo e all’inaspettato.
“Green Machine” è in definitiva un lavoro estremamente composito, permeato da un’incessante energia vitale e, al tempo stesso, intriso di una certa malinconia di fondo. Un album capace di racchiudere contrasti e, così facendo, abbattere confini, trascinando chi l’ascolta in un’unica danza globale collettiva.

Il Lato A del disco comprende i tre brani dell’Ep “Botanical Illustration Takes Patience and Skill” (precedentemente uscite in formato cassetta) più la seconda parte del brano “Mother * Love * Nature”.
Ascoltando il primo brano veniamo travolti da potenti ritmi di batteria che incontrano cori etnici e suggestivi campioni vocali. Il secondo, “Himawari (Means Respect)” è un brano dalle tinte orientali, impreziosito dal flauto finale che ci trasporta in un mood contemplativo. La prima metà di questo viaggio in compagnia di Co-Pilot termina con le sonorità più tipicamente trip hop della prima parte di “Mother * Love * Nature” e la fusione di registrazioni ambientali, synth e batteria della seconda.
Su Nicchia Elettronica la video-premiere di “Dancing Like Fela“
“Dancing Like Fela” è invece il brano con cui si apre il Lato B del disco.
Su Nicchia Elettronica il video in anteprima:
Le immagini sottolineano quello che in fondo è il concept dell’intero album, ovvero il rapporto tra uomo e natura, in tutte le sue contraddizioni. Il paesaggio naturale selvaggio, il danzatore e la batteria trasmettono un’iniziale energia vitale che stride con le riprese della città, ferma in una calma apparente, lasciando un senso di straniamento. Proseguendo nell’ascolto ci imbattiamo in “Halo“, brano che sa di perdita, in cui campioni vocali inseguono ritmi spezzati per culminare nell’eco nostalgica di un pianoforte. Bellissima è “Lost You (In Translation)“, traccia solare e delicata, accompagnata da voci sensuali e un ritmo coinvolgente che può ricordare Bonobo.
Come ultima tappa, Co-Pilot ci trasporta infine nella città mongola di Ulan Bator. “Playing the Zurna in Ulan Bator” è un brano maestoso, quasi esotico, enfatizzato dal suono, straordinario, dello Zurna.
“Green Machine” di Co-Pilot esce il 15 ottobre su New Interplanetary Melodies