La copertina di "TENDER HEART FROM THE LAGOON" di Turenne

Un cuore tenero dalla laguna (a Milano)

Il primo album di Turenne é un viaggio nelle proprie origini che porta una domanda verso il futuro

TENDER HEART FROM THE LAGOON” é la quarta uscita dell’etichetta indipendente e collettivo artistico milanese FUNCLAB. Porta la firma di Turenne, batterista, dj e produttore che ha scelto proprio la sua “casa” adottiva per pubblicare il suo primo album.

Nato e cresciuto a Venezia, subisce il fascino della scena underground di cui diviene “protagonista” organizzando feste della sua zona. Diventa cacciatore di dischi e viene influenzato in particolare dalla black music e dal jazz. Questi stimoli contaminano le sue produzioni dai groove decisi e dal suono avvolgente.

Poi arriva il trasferimento a Milano per studiare sound design e qui c’è l’incontro con gli altri artisti da cui nasce FUNCLAB. Etichetta appunto, ma anche contenitore creativo e già punto di riferimento per chi vuol far festa nel capoluogo.

Foto di Turenne presa dal sito di Funclab

“TENDER HEART FROM THE LAGOON” è un viaggio retropsettivo nelle proprie origini. Ripercorre le tappe che ne hanno segnato lo sviluppo lo hanno portato dalla laguna alle strade di Milano.

Le incertezze verso il futuro, le speranze e il dancefloor

L’idea di fondo è espressa dai due intro dei rispettivi lati del disco. Sono un riferimento a un testo scritto dall’ex vice-presidente USA Al Gore. Si sente un adulto spiega a una bambina di nome Susy che il suo gelato si sta sciogliendo per colpa del surriscaldamento globale. Con fare ammiccante e paternalistico la tranquilizza dicendole di non preoccuparsi. I nostri “affascinanti” politici hanno trovato una soluzione: gettare un gigantesco cubo di ghiaccio nell’oceano a partire dal 2063.

Chissà se le immagini recenti di Venezia sott’acqua hanno suggestionato la sua scelta di inserire questi estratti negli intro del disco. Probabilmente sì, e potrebbero anche sembrare in antitesi con le altre tracce dell’album più club oriented. Eppure all’ascolto il tutto suona come ben amalgamato e bilanciato. Come se ciascun elemento fosse nel posto in cui deve essere perchè riflette il mood di Turenne. Come se paure e speranze trovassero equamente spazio nel lavoro. Ci sono i riferimenti all’underground, ma non viene mai meno un lato deep che pervade tutto il lavoro. Anche i campioni vocali che appaiono qua e là sono pennellate di colore e non semplici artifici artistici. Sono piuttosto la trasposizione sincera di tante stimolazioni e componenti interiori di Turenne.

Degnissima chiusura dell’album é l’ultima traccia in cui si sente la registrazione della sorellina che lo chiama per nome. Forse il miglior esempio della “tenerezza” che Tommaso in arte Turenne ha portato con sé dalla laguna.

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