Sacrificio: Feel Fly rivela il suo lato più profondo

Il musicista, dj e produttore Feel Fly (al secolo Daniele Tomassini) entra nella galassia New Interplanetary Melodies pubblicando il suo ultimo Ep dal titolo “Sacrificio”. Un lavoro denso e pregnante, tanto da poter essere, a tutti gli effetti, considerabile un mini album. Sacrificio trae la propria spontanea ispirazione dall’affascinante cultura etrusca, giunta ai propri fasti nelle zone natali di Daniele. A partire dall’indagine delle proprie radici, storiche e personali, Feel Fly esplora, trasversalmente allo spazio e al tempo, una moltitudine di sotto-generi cardine della musica elettronica. Sacrificio si dispiega alla stregua di un viaggio intimo e sincero nei meandri più profondi, e oscuri, di Daniele. Un viaggio che attraversa luce e ombra, reso simbolicamente dal video del brano “Afro Trance Amnesia” che condividiamo in anteprima insieme all’intervista, molto ricca e autentica, a Feel Fly.

Ciao Daniele, è un piacere scambiare qualche parola con te e ci tengo a farti i miei complimenti per la tua imminente uscita su New Interplanetary Melodies. “Sacrificio” è un lavoro ispirato alla cultura etrusca. Vuoi raccontarmi di più sulle ragioni di questa scelta così particolare?

Ciao Patrizio, grazie per le tue parole. Sono felice di essere qui e di poter in questo modo raccontare qualcosa di più della mia prossima uscita, Sacrificio.
L’anima che permea e ha dato forma al disco non è stata costruita né voluta in maniera premeditata. Il disco è nato, infatti, quasi “spontaneamente” in uno dei luoghi della città per me più cari: il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, sotto casa mia. Uno dei musei più importanti sulla civiltà etrusca con un chiostro dal libero accesso, che ospita decine e decine di urne cinerarie etrusche e che mi ha accolto innumerevoli volte durante le mie peregrinazioni.

Ci tengo a precisare questo perché vivendo in simbiosi con il mio Macbook, ho abbracciato un vero e proprio concetto di studio “open air”; la fase dell’ispirazione per me è fondamentale, mi sento molto più ricettivo quando ho intorno a me qualcosa che mi parla. Non riuscirei ad essere produttivo chiuso in studio come fanno la maggior parte dei produttori. Quello lo faccio successivamente, nella fase di elaborazione, stesura e mixaggio. In questo caso specifico mi sono accorto che a parlarmi era l’energia positiva che si respira in quel posto, dove proprio tutte le tracce del disco sono state concepite.

L’idea è stata proprio quella di tributare agli antenati il mio lavoro e di portare in maniera trasversale un pò di curiosità verso una cultura di fondamentale importanza ancor oggi, molto presente nei nostri giorni, nonostante sia poco studiata e approfondita.

Sacrificio: Feel Fly rivela il suo lato più profondo

Sono molto curioso personalmente anche di sapere di più anche sulla scelta dei titoli delle tracce; alcune infatti rimandano all’antica cultura, altre, apparentemente, ad altri luoghi, geografici e temporali. L’Ep suona quasi come un viaggio spazio-temporale, o magari sbaglio. Tu che ne pensi?

Beh sì, sono felice che arrivi questa sensazione; posso affermare che personalmente la trasversalità delle tracce dentro il disco crea una dimensione astratta sospesa nello spazio e nel tempo, che va a richiamare sfere e riferimenti lontani tra loro.

Mi diverto molto a nominare i miei lavori, nel 90% dei casi il titolo della traccia è il titolo del progetto, ovvero il nome che do a caldo quando salvo il lavoro. Ogni singola parola ha un significato importante o comunque racchiude in se qualcosa che è strettamente connessa alla sua creazione.

L’Ep sarà anche accompagnato dal video di una delle tracce, la potentissima Afro Trance Amnesia. Mi racconti quali sono state le direzioni con cui ti sei mosso e le figure con cui ti sei relazionato per la creazione del video?

L’idea del videoclip nasce in una delle telefonate con Simona, dove mi ha raccontato di un incontro inaspettatamente intenso e piacevole con una giovane studentessa del RUFA di Roma, appassionata di musica elettronica e videomaking; Sabina Ismailova. Ci siamo conosciuti di persona in occasione del mio ultimo live questa estate e lì abbiamo avuto modo di confrontarci e immaginare una direzione comune.

Video première: Feel Fly – Afro Trance Amnesia (Sacrificio EP) [New Interplanetary Melodies]

Il video è stato girato a Perugia poco dopo il nostro incontro, in due giornate in posti simbolici e al tempo stesso collegati al disco. È nata da subito una bella sinergia che ha accelerato senz’altro il processo di creazione; una sinergia che per altro mi ha permesso di lasciarmi guidare e affidare alle intuizioni e alla visione di Sabina, dal momento che per me era la prima volta da “attore protagonista”.

Ho apprezzato molto il modo in cui è riuscita a tenere a galla le immagini senza mai appesantire la pellicola, cifra caratteristica di tutto il video e ispirata in qualche modo all’estetica di “Pi greco, il teorema del delirio” di Darren Aronofsky, film che ho scelto come punto di riferimento per avere una suggestione metafisica e se vogliamo anche surreale per il videoclip, oltre che film al quale sono personalmente molto legato.

Buttandosi a capofitto nella tua discografia, già piuttosto corposa, viene abbastanza automatico non associarti a un genere ben preciso, si sente anzi che ti piace sperimentare. Tuttavia nel tuo nuovo lavoro sembri spostarti su lidi meno “luminosi” rispetto al passato, tirando fuori un suono che abbandona quel blend di nudisco e balearic (penso soprattutto a “Mediterranean Dreams pt.1 e 2”) in virtù di un tocco più scuro. Si tratta di una direzione strettamente legata al disco o rientra in una tua evoluzione artistica più ampia?

Mi ritrovo molto in quello che hai detto, è vero che amo sperimentare e lasciarmi ispirare da stimoli sempre nuovi. In virtù di questo emergono nei miei lavori pezzi diversi di un unico puzzle, alle volte “luminosi” altre volte meno.
Mi ritrovo spesso a pensare di avere una moltitudine dentro che esprimo con la musica, ma che non riuscirei a definire con un’unica etichetta generale. Difficilmente riesco a definirmi guardandomi dall’esterno e mi fa piacere chiacchierare con voi anche per questo motivo.

Per rispondere poi alla tua domanda, mi verrebbe da dirti che non si è trattato propriamente di una mia evoluzione artistica, quanto più di una volontà di mostrare anche l’altro lato di me, forse meno luminoso, più profondo e con tinte più scure. Nel fare questo mi ha aiutato anche Simona, che ha colto questa direzione e ha trovato un filo che tenesse insieme l’anima di ogni singola traccia.

Sacrificio: Feel Fly rivela il suo lato più profondo

Sia che ci troviamo di fronti a brani più dancefloor (come Aisna o Afro Trance Amnesia) o altri meno “dritti” (Étoile Romance o la stessa Sacrificio), si avverte l’influenza di generi forti soprattutto negli anni ’90 come la disco e la progressive house. Hai effettivamente subito l’influenza e anche il fascino di questi generi e magari di altri? Personalmente come vivi, da producer e da dj, il ritorno di sonorità legate a decadi precedenti?

Sì sono stato molto influenzato da tutta la scena elettronica anni ’90, ma non solo. Generi o sub-generi come la Dream House, la Mediterranean Progressive, la prima Trance, hanno segnato in maniera indelebile la mia sensibilità e la mia visione già in tenera età.

Un ricordo in particolare, che risveglia tutt’ora in me una forte euforia e fascinazione, è quello che mi vede legato ad uno dei primi cd capitatomi in mano quando avevo 7-8 anni da parte di un mio cugino più grande o forse qualche fratello maggiore di qualche compagno di scuola, non ricordo bene. Si tratta di “Le Voyage ’96 Compilation”, un cd mixato da quello che mi piace definire come il “primo” Gigi D’Agostino. Ecco quello è stato per me una sorta di vero e proprio mantra, intimo e sognante, onirico e misterioso che ha colpito definitivamente testa e cuore di un bambino ancora innocente.

Successivamente crescendo, la curiosità mi ha portato a indagare terreni anche diametralmente opposti da tutto quanto descritto prima, cogliendovi comunque quel qualcosa che mi ha in qualche modo ispirato e influenzato. Tutt’ora faccio in modo che la sete di conoscenza non venga mai saziata definitivamente, spingendomi sempre più in profondità, alla ricerca continua di quel “serendipity” che ho avuto la fortuna di vivere più di una volta.

La curiosità di cui ho accennato prima è stata coltivata anche dall’ambiente familiare in cui sono cresciuto, che tra i tanti valori, mi ha trasmesso uno degli insegnamenti per me più importanti: il fascino del dubbio, del domandare. Quel fascino che ti porta spesso a rimanere sulla soglia della domanda stessa, apprezzando l’attesa della risposta, ma non in maniera ferma e/o passiva, ma attiva e in continua ricerca.

A mio avviso ogni volta si tratta di un viaggio imprevedibile, un percorso diverso che in base a innumerevoli varianti e fattori ti porta a seguire strade spesso nemmeno mai battute né prese in considerazione fino a due dischi prima.

Poi credo che abbia avuto una forte influenza per me anche l’aver fatto, come tanti miei coetanei (e controvoglia) il chierichetto durante le funzioni domenicali in chiesa. La sacralità dell’Organo a canne, il coro, l’incenso, la ritualità, tutto questo creava in me qualcosa che per fortuna non mi so ancora spiegare e che mi faceva e fa tutt’ora a ripensarci vivere un’armonia e un benessere celestiale, che ho ritrovato a modo mio molti anni dopo quel periodo, in un contesto totalmente diverso come quello dei club. Forse anche il mio nome d’arte deriva da la, chissà.

In quest’ottica di sperimentazione a 360 gradi, ti dico che vivo felicemente il ritorno di sonorità di decadi precedenti e che per me non sono mai passate del tutto di moda. Anzi credo proprio che abbiano continuato sotto sotto ad influenzare buona parte della musica prodotta negli ultimi anni.
La passione che mi accompagna da sempre per la musica così come per ogni suo supporto, ha fatto di me un digger incallito. La cosa che mi fa sorridere è che ho comprato sempre ciò che mi piaceva, dischi impensabili da suonare fino a poco tempo fa, ma che vibravano con le mie corde e che hanno aspettato anni prima di poter essere apprezzati dal pubblico durante i miei dj-set.

A questo punto mi piacerebbe condividere con voi un aneddoto che ritengo simpatico e che mi fa sorridere ancora, che testimonia il mio apprezzamento verso certe sonorità. Mi riferisco al 2014, anno in cui mi mi chiamarono a suonare in uno dei più importanti festival di musica elettronica italiana, salvo poi fare un passo indietro. Stando a quello che trapelò, il mio nome d’arte, Feel Fly, risultava essere per lo sponsor o chi per lui un nome “troppo euro dance”.… la vita è una cosa meravigliosa.

Sacrificio: Feel Fly rivela il suo lato più profondo

Sei stato e sei tuttora molto attivo come dj nella zona della tua Perugia e non solo e unisci questo ambito con quello della produzione. Suonare come dj è diverso dallo strutturare un live, ma possono esserci delle linee di contatto. tu, personalmente, ti senti maggiormente a tuo agio in una dimensione rispetto all’altra? In concomitanza con l’uscita dell’Ep, hai anche preparato un live con cui ti esibirai nei prossimi mesi?

Credo che spetti a chi ha dentro questo fuoco tenerlo vivo e cercare di condividerlo il più possibile, motivo per cui mi sono sempre attivato nella e per la mia città, con tanto sacrificio ma anche raccogliendo tante gioie nel corso anni; ultima delle quali l’esperienza Afro Templum.
Per quanto ci siano dei punti in comune, io personalmente ritengo ben differente la creazione di un live set rispetto alla costruzione di un dj-set. Questo perché concepisco il mio live come una performance (spesso accompagnata da Jacopo Fiore alla batteria) che esplora e amplia la percezione di quello che è l’essenza delle mie composizioni. Costruire un dj set, invece, lo vivo diversamente. A mio avviso ogni volta si tratta di un viaggio imprevedibile, un percorso diverso che in base a innumerevoli varianti e fattori ti porta a seguire strade spesso nemmeno mai battute né prese in considerazione fino a due dischi prima.

In occasione dell’uscita della release, ho costruito ad hoc un nuovo live chiamato “new era +” che ho già portato in anteprima questa estate al Link di Bologna e alla Lyrick Summer Arena di Assisi; è un live concepito in chiave dance floor, con materiale appena uscito, brani inediti e molta energia. Attualmente stanno entrando nuove date che annuncerò nei prossimi giorni.

Hai avuto la fortuna di pubblicare il tuo album d’esordio su Internasjonal, label di un autentico mostro sacro come Prins Thomas. Oltre a quella che, immagino, sia stata una grandissima soddisfazione per te, era un tuo desiderio quello di affacciarti sulla scena internazionale rispetto a quella italiana?

L’uscita della mia prima pubblicazione Syrius, un doppio Lp su un’etichetta del genere è stata una soddisfazione enorme, un traguardo che non pensavo potesse essere mai raggiungibile. Un vero e proprio sogno soprattutto perché, già prima di diventarci amico, professionalmente ritenevo (e ritengo tutt’ora) Thomas come uno dei playmaker principali della scena. Dj e Produttore di altissimo livello.

La mia non è mai stata una volontà di affacciarmi in una scena rispetto all’altra, semplicemente prima di lui, non molte persone si sono mai interessate davvero alle mie produzioni. Fu proprio Simona una delle prime a suonare in un podcast un mio brano nel 2013, “Life is what you Love It“, produzione ispirata da uno dei miei gruppi preferiti, i Talk Talk di Mark Hollis, regalandomi davvero una gioia mai provata prima, e Marco Celeri, caro amico e compagno di Simona che con la sua label Roots Underground, per primo, nel 2015, ha inserito il mio brano “Ls” nel CD compilation United Republic Of Music.
È anche vero che ho sempre fatto musica “da cameretta”, senza nessun tipo di presunzione né con l’idea di creare “la hit”, anzi tutt’altro. Ogni traccia è una vera e propria cartolina emotiva, un modo di imprimere nel reale un ricordo, un’emozione o qualcosa che parla per me. Una valvola di sfogo che spesso prende direzioni impreviste.

In ogni caso, Sacrifico uscirà su un’etichetta che, su Nicchia Elettronica, stimiamo tantissimo proprio per l’incessante lavoro di ricerca e selezione musicale. Com’è evoluto, nei mesi che hanno preceduto l’uscita, il dialogo con Simona Faraone, fondatrice e direttrice artistica di New Interplanetary Melodies?

Con Simona c’è un bellissimo rapporto di amicizia che ci lega da molti anni ormai, nata e alimentata molto dalla stima che ho per lei oltre che dalla curiosità che mi suscitava la sua la sua figura avanguardista di prim’ordine.
Ho seguito la nascita di New Interplanetary Melodies sin dai primi giorni e naturalmente sono un fan della prima ora. Con il suo lavoro, Simona, ha portato una ventata d’aria fresca nel panorama underground italiano con uno stile a mio avviso unico e con delle pubblicazioni da collezione, arricchendo il tutto con meticolosa dedizione e lungimiranza, curando con attenzione ogni dettaglio.

L’idea del disco nasce due anni fa all’incirca, quando mi chiese del materiale da sottoporle. Da lì e passo passo siamo arrivati a definire quello che a tutti gli effetti è Sacrificio. Dire che mi sento onorato di far parte di questo magnifico progetto è dire poco.

Che genere di riscontro ti aspetti (o spereresti) per l’uscita da parte del pubblico?

Sinceramente sono contento in primis perché come per ogni release, stampare un disco è come mettere al mondo un pezzettino di te. È un processo lungo e faticoso, che quando arriva allo step finale e tutto inizia a vedere luce, senti un’emozione e un benessere indescrivibile e nuovo ogni volta. E questa emozione amplifica quando avvengono cose meravigliose come la splendida recensione di Zingales sulla rivista Blow Up, così come i feedback positivi e importanti, ricevuti sia dagli amici della scena che da inaspettati addetti ai lavori.

Credo che questo sia uno dei lavori più solidi e concreti che abbia creato ad oggi e potrebbe andare ad intercettare ascoltatori nuovi rispetto alla “fan base” che mi ha conosciuto con dischi più luminosi e più legati alla scena nu disco / balearic a cui sono spesso associato. Ultimo ma non ultimo, quello che mi rende felice è il fatto che il disco sia già tecnicamente Sold Out da qualche giorno prima della release-date ufficiale; di questi tempi una notizia che riempie il cuore.

Qualche link utile per chi voglia acquistare la propria copia di Sacrificio EP

La prima stampa del disco (in vinile verde trasparente di sole 200 copie) è già sold out, ma sulla pagina Bandcamp di New Interplanetary Melodies è possibile prenotare la ristampa del disco (in vinile nero) disponibile in 100 copie. Per cui…meglio affrettarsi! In alternativa, potete dare un’occhiata al sito di Ultrasuoni Records e di Desslab Distribution.

Per chi invece si trovasse dalle parti di Milano, venerdì 7 ottobre Feel Fly sarà ospite della serata Mondo Phase al Tempio del Futuro Perduto.

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