Ruins: Mattia Cupelli e l'arte di fermare il Tempo

Ruins: Mattia Cupelli e l’arte di fermare il Tempo

Di Mattia Cupelli avevamo già parlato in occasione dell’uscita di ‘Monolith’, brano che anticipava il suo ultimo album. Ruins, usicto il 9 luglio, rappresenta un equilibrato incontro fra sonorità neo-classiche e spunti elettronici. Il senso di caducità, espresso dallo stesso titolo dell’album, è inserito in una riflessione più grande sul tema del Tempo. Centrale è anche la Natura, esaltata attraverso il legame spirituale che si può instaurare con essa.

Ciao Mattia, innanzitutto grazie per aver accettato questa chiacchierata su Nicchia Elettronica. Il 9 luglio hai pubblicato il tuo ultimo album ‘Ruins’. Vuoi parlarmi di come è nato il tuo lavoro e da cosa sei stato influenzato nello scriverlo?

Ciao, grazie a voi! RUINS nasce con l’idea di rappresentare in qualche modo il Tempo, il suo scorrere inesorabile e le continue mutazioni che ne derivano. Ho provato a descrivere il tutto attraverso l’uso di figure mitologiche e l’arte in generale che, di per sé, rappresenta il tempo stesso.

Nell’album, a fianco a una forte componente “neo-classica”, trovano anche spazio sonorità elettroniche (‘Egeria’, ‘Twilight’). Da dove è nata l’esigenza di far incontrare musicalmente questi due (o più) mondi?

Fin da piccolo i miei studi musicali si sono divisi tra accademia (Conservatorio) e quindi studi classici, e contemporaneità, quindi elettronica e tutti i generi che ne conseguono. Negli anni ho cominciato a comporre musica sempre più “ibrida”, facendo incontrare questi due mondi che, spesso e volentieri, si fondono naturalmente l’uno come un’estensione dell’altro.
I miei lavori infatti erano più improntati sul genere neo-classico, ma, progetto dopo progetto, i synth si facevano sempre più spazio all’interno delle composizioni fino, a volte, a sopraffare il pianoforte e gli archi. In RUINS credo di aver raggiunto un buon equilibrio. Anche i pezzi “neo-classici” sono comunque abbastanza sperimentali e fuori da ogni cliché (almeno spero). I brani elettronici invece sono sempre accompagnati da strumenti anche reali, spesso tradizionali di culture diverse dalla nostra.

Ruins: Mattia Cupelli e l'arte di fermare il Tempo

Le “rovine” di cui parlo non sono necessariamente fisiche, possono rappresentare un lascito, un segno di qualcosa che c’è stato prima e ora non esiste più nella sua forma originaria.

Uno dei temi centrali in tutto l’album è il Tempo, come mostra bene il video di ‘Monolith’. Quali riflessioni hanno mosso il tuo lavoro dal punto di vista della composizione e poi audio-visivo?

Come accennavo prima RUINS gira intorno al concetto di Tempo, visto attraverso l’arte. Sono sempre stato attratto dalla capacità dell’arte di “fermare” il tempo e allo stesso tempo di farlo diventare infinito tramite un atto di creazione dell’essere umano. Trovo molto affascinante come noi in generale siamo circondati da simboli e opere d’arte che appartengono a diverse epoche, di come tutte possono esistere contemporaneamente nel nostro mondo odierno e di come questa cosa sia, in qualche modo sempiterna, nell’essere umano.

Le “rovine” che descrivo nell’album rappresentano proprio quello che ci rimane di ciò che siamo stati e che è ancora li e definisce ciò che siamo oggi. Il parallelismo con la mitologia rappresenta anche questo. Molte storie mitologiche hanno infatti alla base insegnamenti che sono validi tutt’oggi (altre meno). Quindi ho cercato di porre l’attenzione su queste storie lontanissime da noi, a metà tra la realtà e la finzione, che però in qualche modo ci rappresentano.

‘Egeria’ invece è pervasa da un’atmosfera spirituale, quasi ancestrale, e il video sottolinea anche un profondo legame con la Natura. Lei e l’uomo possono convivere o le rovine, ‘Ruins’, rappresentano una qualche forma di monito?

Esatto, in ‘Egeria‘ si fa riferimento a temi come la spiritualità e la Natura, quest’ultima intesa come una qualche forma di divinità primordiale, che esiste da sempre, in relazione al tema del Tempo. Le “rovine” di cui parlo non sono necessariamente fisiche, possono rappresentare un lascito, un segno di qualcosa che c’è stato prima e ora non esiste più nella sua forma originaria, ma comunque esiste.

Porterai il tuo lavoro dal vivo nei prossimi mesi o sei già al lavoro su un nuovo album?

Purtroppo per ora non sono previsti show live per questo album, tuttavia sono già in studio per lavorare al post- RUINS. Sto rimescolando ancora una volte le carte, cercando un nuovo suono che mi convinca.

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