Oltre ad essersi già esibito in una passata edizione di Bacchanalia Fest (di cui abbiamo parlato qui), Roberto Bosco ha calcato, come Dj, alcune delle consolle più illustri d’Europa, esibendosi – per citarne un paio – al Berghain e al Rex Club.
Quello di Roberto Bosco è un esordio musicale assai precoce, come lui stesso ci ha raccontato in quest’intervista, e risale al lontano 2007, anno in cui ha avuto l’opportunità di remixare un brano del celebre Juan Atkins. Da quel momento, sia come producer che come Dj, Roberto ha mantenuto un’ascesa costante e raggiunto traguardi davvero degni di nota. Il tratto che lo ha sempre cotraddistinto è la voglia di sperimentare, motivo per cui, nel corso della sua carriera, Roberto ha pubblicato la sua musica sotto diversi pseudonimi (Il Crononauta, Introspective, Woods) e fondato due etichette (Last Drop Records e Sonorous Waves).
Ciao Roberto, partiamo con una domanda forse scontata, ma utile per conoscere la tua storia personale. Come ti sei avvicinato alla musica in generale e poi alla figura del Dj?
Il mio primo vero approccio alla musica è stato ascoltando la radio, capitava di trovare qualche traccia di musica elettronica e ho iniziato da lì a cercare sempre di più questo tipo di sonorità. In quel periodo ho iniziato anche ad utilizzare software, grazie ai quali giocavo un po’ con i suoni. Ho imparato poi a mixare con alcuni dischi Acid techno che mia sorella portò da Londra insieme ad un paio di giradischi ed è così che è iniziata la mia passione e mi sono approcciato a questo mondo. È iniziato tutto per gioco, diciamo. Mai avrei pensato di pubblicare un disco finchè, nel 2007, Orlando Voorn mi ha dato la possibilità di poter rilasciare il mio primo vinile, remixando una traccia di Juan Atkins, ‘Game one’. Successivamente, mi ha anche dato la possibilità di rilasciare il mio primo singolo sulla sua etichetta Night Vision.
Negli anni hai pubblicato tantissime release utilizzando vari moniker. Oltre a permetterti di sperimentare generi musicali differenti, ti hanno permesso di “ascoltare” anche dei diversi stati d’animo?
Esatto, hai centrato il punto. I miei sono progetti differenti, il cui filo conduttore resta la musica techno. Alcuni sono anche più sperimentali e ambient di altri, però il mio background è tendenzialmente techno. Con il tempo e le diverse esperienze nei club, o grazie alla conoscenza di persone che hanno gusti musicali differenti, ci si crea la propria cultura musicale che influenza poi il modo di vedere la musica. Nel mio caso ha influenzato sicuramente la mia produzione. Avere diversi progetti mi aiuta anche a sperimentare e non rimanere “statico” in un genere definito.

Uno di questi è Introspective, con cui hai pubblicato diverse release. Me ne parli?
Tra le mie release, Introspective è il progetto che più si avvicina all’House music, anche se è sottile la linea che separa la House music dalla Techno quando produco perchè uso sonorità comuni ad entrambi i generi. Dipende tutto da come ognuno interpreta la musica.
Un fattore che mi ha colpito ascoltando i tuoi dischi e che, pur cambiando il nome e il genere, rimane un tuo personalissimo umore di fondo.
È stimolante sentirselo dire, soprattutto perché quando vado a riascoltare le mie cose non lo noto.
A proposito di stati d’animo, se si pensa a generi come la House o la Techno – che sono principalmente musica da festa – si può credere che anche quando si produce quel tipo di brani, si sia sempre in uno stato di felicità e euforia. Per te è così?
Personalmente non vedo la musica Techno confinata esclusivamente nell’ambito del club e della festa, ma credo possa essere anche musica d’ascolto. Quando produco cerco di esprimere quello che sto provando in quel momento più che focalizzarmi su come suona il brano. Diciamo che viene da sè.

La varietà che ti contraddistingue come Producer si riflette anche nel tuo essere un Dj? Come prepari uno tuo set?
Generalmente la prima cosa che faccio è una selezione dei dischi da portare in base al contesto in cui dovrò suonare. Principalmente suono con i dischi, ma non escludo l’utilizzo del formato digitale che può tornare sempre utile. Posso ad esempio suonare promo che mi inviano o testare le mie tracce inedite.
Adesso a cosa ti stai dedicando?
Al momento sto seguendo un corso di tecnico del suono in Conservatorio. È veramente una bellissima esperienza anche perché sto avendo modo non solo di approfondire quello che negli anni ho imparato da autodidatta dal punto di vista tecnico, ma anche la teoria musicale.
In futuro continuerai a pubblicare la tua musica o ti piacerebbe lavorare anche a progetti di altre persone?
Mi piacerebbe fare mix e mastering. È una cosa che già ho approcciato, ma avrei bisogno di uno studio differente da quello che ho al momento, con le giuste attrezzature. Punto a farlo in futuro; in ogni caso non abbandonerò la mia carriera come DJ. Di sicuro vorrei continuare a stampare su Sonorous Waves, la mia etichetta e, perchè no, riprendere Last Drop Records con il mio amico Kiny, anche se ultimamente ho ricevuto diverse richieste da parte di altre etichette.
A proposito di etichette, immagino non sia affatto semplice gestirne una.
Non lo è assolutamente, soprattutto quando lo si fa da soli. Avere dei collaboratori aiuta molto. Ci vuole molto tempo e bisogna avere le idee chiare. Spero di potermi dedicare con maggiore continuità ad entrambe le mie etichette perché ho diversi progetti e idee che vorrei portare avanti.
In passato hai suonato a Bacchanalia Fest, che ricordo hai di quell’esperienza?
È stata una bella esperienza ed una piacevole sorpresa conoscere questo festival. Ho trovato un ambiente molto aperto in cui ho potuto esprimermi liberamente, cosa non da poco.