Lo storico Dj, producer e MC racconta il suo ultimo Ep uscito su Roots Undergound
Questa fermata del viaggio alla scoperta delle realtà indipendenti del nostro panorama musicale è dedicata a Rico Herrera. Storico Dj, MC e produttore di base a Pisa, ha rilasciato l’8 ottobre il suo ultimo Ep “Excursions Vol. 1” sull’etichetta fiorentina Roots Underground.
Rico Herrera vanta un curriculum musicale di tutto rispetto: le sue radici affondano nell’Hip Hop e lo vedono confezionare produzioni per artisti italiani e internazioni dalla metà degli anni ’90. Esordisce come Dj suonando con MC in diversi party e battle e conquistando il titolo italiano di “beat maker” nella prestigiosa competizione ITF/IDA.

Dopo aver fondato la sua label Medicine Records nel 2014 e aver pubblicato diversi album, nel 2018 approda su Roots Underground con l’inaspettato “Uno Ep”, caratterizzato da sonorità decisamente House.
A distanza di tre anni, ecco tornare Rico sulla medesima label con il primo atto di una serie che promette di diventare un must have per tutti i Dj appassionati del genere House. I due brani di “Excursions Vol. 1” sono un invito al dancefloor e si distinguono per groove incalzanti, samples ricercati e atmosfere fra il Jazz/Funk e la Chicago House.
Il Lato A del disco contiene il brano “Favourite Dream”, frutto della collaborazione con la cantante scozzese Jane Hamilton (Sonar Kollektive, Sound Signature) e del polistrumentista Filippo Guerrieri alla tastiera, mentre la B Side track, “I Love My Pork Pie Hat” vede la partecipazione del chitarrista Lorenzo Morresi. Rico Herrera crea i suoi groove avvolgenti, inserendo una sfilza di percussioni che donano colore e vitalità al groove. Nel primo brano il tutto si sposa con il cantato suadente e le evoluzioni alla tastiera, restituendoci un pezzo perfetto per il dancefloor. Il secondo ci accompagna in atmosfere sognanti, dal sapore Jazz, con riff di chitarra che inseguono il tappeto sonoro delle tastiere.

L’intervista a Rico Herrera per “Excursions Vol. 1”
Ciao Rico! Complimenti per il tuo ultimo disco, Excursions Vol.1. É l’inizio di qualcosa di nuovo per te?
Ciao e tante grazie per i complimenti. Ogni progetto è frutto di mesi di lavoro e, alla fine, è sempre l’inizio di qualcosa di nuovo. Si stringono nuovi legami, nuove collaborazioni e nuove opportunità di lavoro e poi c’è l’emozione di veder girare qualcosa a cui ti sei dedicato nel tempo.
Vuoi raccontarmi la storia dietro i due brani?
Io produco continuamente e a volte butto giù delle cose che richiedono un musicista; si sente subito che vanno sviluppate in un certo modo. Ho prodotto i beats e li ho passati ai musicisti e a Jane Hamilton. Con Filippo Guerrieri avevamo già fatto un brano sul mio EP, sempre per Roots Underground. Poi quando mi sono arrivate le session ho ricampionato e ricomposto tutto.
Infatti nell’Ep ti avvali di diverse collaborazioni; è un aspetto importante per te quello della collaborazione dal punto di vista artistico?
Sì, lo è. Prima ho lavorato molto con gli MCs, ora con cantanti e musicisti. Mi piace molto proporre i miei pezzi ad altri e vedere cosa viene fuori. Per anni, nelle produzioni, ho sempre fatto tutto da solo; adesso invece sto provando a lavorare con i musicisti ed è un lavoro diverso, forse un pò più lungo.
Nella tua musica si sentono anche riferimenti a scene e stili diversi, quanto conta per te non rimanere chiuso dentro un unico genere?
Dal punto di vista degli ascolti, ho sempre variato parecchio: sono cresciuto con l’Hip Hop e, attraverso i samples, ho iniziato a scoprire ed apprezzare il Funk e il Jazz per primi, ma non solo. Per anni ho prodotto solo beats Hip Hop, poi ho iniziato a sperimentare anche altri bpm, ma la mia matrice è sempre la solita: Jazz/Funk.
Dall’Hip Hop, passando per il Jazz e il Funk, fino alla House. Un bel salto!
Come dicevo prima, che sia House, Hip Hop o Techno, alla fine la matrice è sempre la stessa. Negli ultimi anni, per le produzioni più House, avevo già iniziato a suonare io gli strumenti invece di campionare; quando facevo Hip Hop mi limitavo alle bass line. Questo per me è stato il salto più grosso.
Ci sono delle figure che sono, o sono state, per te fonte di ispirazione?
Posso dirti dei producer che mi piacciono parecchio: Dilla, Madlib, Pete Rock, Theo Parrish, Jneiro Jarel, Kyle Hall, un sacco di producer broken sia UK che US. Devo dire che per fare la mia musica mi ispirano di più i dischi attuali di quelli vecchi, forse li sento più vicini a me. Ho iniziato ispirato da Jam Master Jay.
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro, magari per i prossimi capitoli della serie Excursions?
Intanto vorrei continuare con Jane Hamilton, poi mi piacerebbe collaborare con Soul Supreme che è un pianista e producer di Amsterdam. Andatevelo a cercare!
Secondo te si può ancora parlare di clubbing in Italia? Qual è la tua opinione al riguardo?
Sono un outsider del mondo del clubbing, in quanto ho sempre frequentato di più le robe in strada. Quello che sento dai colleghi inseriti in quel mondo è che non siamo più negli anni d’oro in cui si riempivano le discoteche con i resident, però non saprei. Quello del clubbing è un fenomeno complesso e ogni nazione ha la sua storia, il suo pubblico. Quindi lascerei la parola a qualcuno che ha più esperienza di me in quel mondo. Per quello che mi riguarda, la mia cultura viene dai block party e io tornerei per strada.