In questa premiere andiamo alla scoperta di un artista per molti versi controcorrente. In un mondo in cui anche la musica risente di logiche di marketing, rischiando spesso di perdere il suo senso più profondo, Dalo ci ricorda l’importanza del “vivere lento”. Lontano dai riflettori metropolitani, Simone si divide fra la sua campagna e lo studio. “Nutshell” è un invito a ripartire dalle cose semplici perchè anche nel piccolo si racchiude un mondo da riscoprire.
Quando ti sei approcciato alla musica?
Il mio approccio alla musica nasce con la PlayStation. Io sono da sempre molto appassionato di videogiochi e alla fine degli anni ’90 acquistai Music2000, un primo editor di musica della Code Master. Per quanto fosse un software limitato vista l’epoca e con quello che ho mi sono avvicinato alla produzione. Tra l’altro c’erano dentro anche delle demo di artisti che all’epoca era difficile ascoltare in giro. Grazie a quel gioco ne ho scoperti tanti di cui poi andavo a comprare i cd nei negozi di dischi.
In passato i videogiochi avevano anche la funzione di far scoprire della musica che in giro non si sentiva molto. Oggi grazie ai social è diventato tutto un po’ più semplice.
In quel momento il videogioco ti dava l’unica finestra su della musica che altrimenti non conoscevi, a meno di non comprare qualche rivista specializzata. Io ad esempio Fatboy Slim l’ho scoperto giocando a Fifa. Nel 2012 volevo semplicemente realizzare dei beat e ho preso Reason che uso tuttora. Questi primi beat ho poi cominciato a pubblicarli su Soundcloud dove ho visto che giravano abbastanza. Avevo dei feedback sicuramente maggiori rispetto a quelli del mio paesello a Bordighera, vicino a Ventimiglia. Sempre nel 2012 ho incontrato un’etichetta di Vienna che adesso non c’è più, la Audiokult. Con loro ho pubblicato il mio primo Ep dove tra l’altro ho collaborato con Cammie Robinson, un’artista che ora ha spiccato il volo e collabora con gente del calibro di Flux Pavilion.
All’epoca, sulla scia dell’entusiasmo, sono andato a vivere a Vienna e lì ho avuto un’illuminazione e ho capito che non c’entravo niente con quella vita, con la dimensione del party. Ho sentito il bisogno di ritornare al paesello. Qui ho la mia campagnetta, ho il mare. È tutto molto bucolico e riflessivo. Per quanto continuasse a piacermi fare musica, non mi trovato a mio agio ad andare agli eventi e a suonare la sera. Così sono tornato a Bordighera, chiaramente insultato da tutti i miei amici, e ho continuato a collaborare con l’etichetta.
Nel frattempo qui nella zona abbiamo iniziato a fare le prime feste di musica elettronica, imitando quello che si faceva a Milano o nelle grandi città. Quello è stato un momento d’oro in cui anch’io ho iniziato a mettere dischi in giro, prima di ritrarmi. Ho deciso di concentrarmi solo sulla produzione, di diventare – si fa per dire – un Burial. Ho cominciato a capire me stesso: mi piaceva lavorare la campagna il pomeriggio e produrre in studio. In quel periodo ho cambiato etichetta: prima ho pubblicato su un’etichetta di Torino, la Sideshape Recording, dopodiché ho conosciuto Emerald & Doreen Records, un’etichetta di Berlino su cui uscirà il mio prossimo Ep.
Quindi dopo aver girovagato, hai trovato la tua dimensione fra la campagna e lo studio?
La mia fortuna è che ho sempre prodotto da solo. Mi conosco e so quali sono i miei tempi. Utimamente mi piacerebbe unire la musica ad altri progetti. Attualmente sto lavorando a un videogioco sviluppato da un gruppo di ragazzi di Milano che si chiamano Stupidi Pixel. Negli ultimi anni ho lavorato anche a dei progetti per rivalutare la zona di Bordighera, non strettamente connessi alla musica anche se, appunto, mi piacerebbe integrare la musica con altri ambiti.

Parlando del tuo ultimo Ep “Nutshell”, com’è nato?
Negli ultimi tempi ho smesso di ascoltare tanta musica. L’Ep è partito proprio da questo cambiamento. Personalmente trovo che adesso ci sia tantissima musica, anche molto ripetitiva e faccio fatica a trovare qualcosa che mi entusiasmi veramente. Magari sono semplicemente io che ho perso l’entusiasmo. Sono tornato ad ascoltare cose vecchie tra cui molta musica etnica che, in un certo senso, si collega anche al mio stile di vita. Ho smesso di stare dietro al continuo flusso di uscite e ho iniziato a riscoprire la natura e il vivere calmo. Ormai la musica è molto collegata al marketing che ti fai come artista. Se vuoi arrivare a un certo livello, la musica non è il 100% e forse neanche il 50%.
È diventato quasi un lavoro da influencer e c’è troppo contenuto. Io sono rimasto al far musica vecchio stile, che non va sicuramente a favore degli ascolti. Però mi piace così, ho trovato la mia dimensione e il disco la rispecchia. Il titolo “Nutshell” suggerisce di tornare alle cose semplici, meno complesse, dove però c’è un mondo da riscoprire. Anche il titolo riflette questo messaggio, attraverso uno zoom continuo dentro una noce per enfatizzare quanto dentro al piccolo ci sia un mondo. I brani sono costruiti su dei campioni di musica etnica, che ascoltavo mentre lavoravo la terra, attorno a cui si sviluppano dei pattern di musica elettronica. Quello che mi interessa è far parlare la musica, piuttosto che il personaggio che crea la musica.

Quindi ci sono degli artisti, più o meno contemporanei, da cui ti senti influenzato a livello musicale?
Banalmente penso che il disco assomigli nelle sonorità a Bonobo oppure a O’Flynn, un artista che ultimamente ho apprezzato parecchio. I miei ascolti partono dagli anni ’90 con i classici Chemical Brothers, Fatboy Slim o i Leftfield per poi evolvere con artisti come Burial o Moderat fino ad arrivare più di recente ai Bicep, i Gidge o Wiliam Basinski, che è un po’ più datato ma che sto ascoltando tanto. Come ti dicevo, ultimamente faccio fatica a trovare qualcosa che mi entusiasmi davvero.
Lo trovo più facilmente nelle compilation di Bandcamp dove ci sono artisti amatoriali che presentano delle sonorità molto interessanti. Oggi, dove ognuno è artefice del proprio marketing online, penso che il ruolo delle etichette stia scomparendo. A meno che non firmi con una major non c’è tutta questa gran differenza tra la promozione che puoi farti da solo e quella che può fare un’etichetta. Non c’è neanche più una molta differenza, a livello di sonorità, fra un artista piccolo e uno più affermato.
Quando ho iniziato a suonare all’inizio mi venivano mosse delle critiche o, comunque, c’erano persone che mi suggerivano di usare strumenti veri per evitare che i suoni fossero troppo plasticosi e suonassero finti. Poi la musica si è evoluta e oggi il suono un po’ sporco è diventato un di più. Diciamo che non c’è più una regola sul modo di fare musica.
In futuro hai intenzione di portare la tua musica dal vivo?
Capisco che molti artisti sentano l’esigenza di suonare la propria musica in giro, ma io non faccio live. Non escludo di poter fare dei dj set nella mia zona, ma sarà sicuramente raro. Ho fatto una scelta che è quella del vivere lento e “Nutshell” la rimarca.
‘Nutshell Ep‘ di Dalo uscirà il 15 aprile su Emerald & Doreen Records.