Indian Wells e Gianvito Cofano hanno tirato fuori un video da ballare ripensando ai mesi appena trascorsi
Si chiama The Outside ed è uno dei brani che sono andati a comporre la Compilation Distance Will Not Divide Us, una raccolta di inediti di artisti italiani (Populous, Lorenzo BITW e Machweo fra gli altri) uscita il 20 marzo e il cui ricavato è stato donato all’ospedale Spallanzani di Roma.
A produrre il pezzo in questione ci ha pensato Pietro Iannuzzi, in arte Indian Wells, artista cosentino (con un debole per la racchetta da tennis) la cui fama é in continua ascesa, merito anche dell’etichetta americana Friends of Friends che ne ha pubblicato qualche anno fa l’ultimo lavoro in studio dal titolo Where The World Ends.
Il suo contributo alla più che nobile causa di cui sopra è arrivato attraverso un pezzo deliziosamente techno, introspettivo e deciso, che riflette appieno lo stile e le capacità di Pietro, e, per l’occasione, impreziosito dalle chitarre di Daniele Moreno aka SOUL ISLAND e dalla batteria di Andrea Rizzo.
E, a due mesi di distanza dall’uscita della compilation, è uscito ieri il video di The Outside, brano che già dal titolo racchiude l’essenza di quel che più ci è mancato durante quesi mesi: il mondo fuori.
Un lavoro collettivo che colpisce nella sua semplicità
Sarà che lo stesso Indian Wells di limiti e confini ne sa qualcosa, lui che, proprio nell’ultimo album, aveva raccontato di mondi racchiusi entro le montagne della sua Calabria e di spazi immensi che si stagliano oltre gli orizzonti conosciuti.
Sarà che a concepire il video del brano è un grande Gianvito Cofano il cui prodotto non sembra soffrire molto delle limitazioni fisiche imposte dal lockdown.
Merito anche di una straordinaria quanto essenziale interpretazione di Riwa Baroud, amica del regista, che sa restituire, con efficacia e semplicità, gli stati d’animo, gli umori, ma anche i piccoli gesti quotidiani (come mettere su il caffè o guardare fuori dalla finestra) di cui noi tutti siamo stati protagonisti in questi mesi.
Eppure il video non sembra volersi semplicemente focalizzare sull’idea di stasi, bensì mostrarci come nella monotonia dei gesti si insinua un anelito di libertà.
C’è sempre una finestra che è sia apertura verso l’esterno sia fonte di luce che si propaga all’interno.
Esiste un moto perpetuo che pervade tutto il video in un crescendo ritmico (accentuato da una luce stroboscopica intermittente) che culmina in uno stato dissociativo in cui l’isolamento si trasforma in danza collettiva.
Il bisogno di un oltre il confine si insinua nella ripetitività delle azioni trasformando il desiderio di ciò che non si può avere in un’incontenibile vitalità.
Mica male per un video girato in casa durante il lockdown.