Sarà la prima estate senza restrizioni da due anni a questa parte. Sarà l’estate dei Funk Rimini. La band romagnola pubblicherà il 10 giugno il suo nuovo album dal titolo “Odeon”. Un omaggio al luogo in cui in passato si ebivano le compagnie popolari e un messaggio per calcare l’importanza del Locale come luogo di aggregazione, divertimento e crescita personale. Ad anticipare il disco il brano “Respirare” (con un remix di Dj Ralf) e “Ciao” con la collaborazione di Stefano Bollani.
Partiamo da “Respirare”, il primo singolo ad anticipare il vostro nuovo album. Quando lo avete scritto, prima del covid, aveva un significato diverso da quello che ha assunto dopo?
Riccardo: Quando eravamo in studio a lavorare al disco, il tema del respiro era uscito come un’esortazione a lasciarsi alle spalle le pesantezze della quotidianità e anche della società in cui viviamo. Tirare un respiro, come si dice nel linguaggio comune, ti dà un senso di liberazione.
Era un consiglio quasi zen: chiudere gli occhi e tirare un fiato perché probabilmente era quello che volevamo fare noi in quel momento, a livello sia musicale che personale.
Poi, quando ci siamo ritrovati chiusi in casa, senza la possibilità di uscire, con la mascherina che ci ha tappato fisicamente il naso per tutto questo tempo, ci ha fatto un effetto strano sentire questo testo. Era un’esortazione a qualcosa che stava diventando proibito, il respirare, che è un’azione naturale e fondamentale per vivere. Non ci siamo resi conto fino a quel momento di quanto questa canzone potesse essere potente per il momento che stavamo attraversando.
Quindi sì, ha assunto un nuovo significato perché adesso suonarla dal vivo non vuol dire più fermarsi a tirare un fiato, ma si tratta di ricominciare a respirare, a vivere, a uscire e a stare insieme. Il nostro mondo, quello della musica dal vivo, senza quel senso di libertà non potrebbe esistere.

Il pezzo ha un groove decisamente dancefloor e presenta anche un remix di Dj Ralf. Nel vostro nuovo lavoro quindi il club avrà una dimensione importante?
Riccardo: La tematica del club e del dancefloor è il filo conduttore di tutto il lavoro. Si tratta di un concept album che riflette sul modo in cui un locale può essere rappresentativo di una persona, portandola magari a cambiare attitudini e facendola sentire parte di un culto unico, quasi fosse una chiesa e una religione. Noi che siamo di Rimini siamo cresciuti con il mito del club e del locale.
Purtroppo ce lo siamo pian piano anche visto sfumare via e questa è un’altra tematica che oggi ha molto più peso rispetto al 2019 quando abbiamo scritto il disco. Possiamo sembrare dei paraculo a parlarne oggi, ma in realtà erano temi che sentivamo vivi ancora prima del lockdown. Forse siamo stati dei Nostradamus (ride, ndr). Per noi era ed è importante parlarne perché già sentivamo, da un lato, un disagio rispetto alla mancanza di strutture e di locali dove suonare musica diversa e, dall’altro, l’esigenza di farlo in maniera rilassata e libera.
Insomma non è un periodo felice per i locali che fanno musica dal vivo nella vostra zona?
Riccardo: Avendo ormai una certa età, possiamo dire di essere gli ultimi testimoni di un’epoca in cui qua in zona era pieno di locali in cui, la stessa sera, potevi decidere di andare a ballare tutti i generi musicali, dal Rock alla Drum and Bass. Ognuno di noi ha anche contribuito a creare una scena all’interno della nostra comunità. Abbiamo costruito tanto per poi vederci togliere le strutture, soprattutto a Rimini. In questo momento, a parte l’Altromondo, manca quel locale di riferimento, di nicchia e che crei una scena, più che appoggiarsi su scene precedenti.
Abbiamo sentito la mancanza di questo tipo di struttura e adesso che ha riaperto il Cocoricò, che altre cose stanno rinascendo dopo il covid, vogliamo cercare di creare qualcosa in zona che sia più attento alle scene più piccole e che non siano i soliti grandi eventi. Negli anni siamo stati vittime dei fenomeni di massa, ma non abbiamo coltivato una nicchia che avesse una risonanza anche fuori da Rimini. Noi ci stiamo provando con Funk Rimini, però ci manca una casa dove poter fare la nostra musica, mentre spesso ci esibiamo fuori.

Come vi siete trovati a cantare in italiano dopo che i vostri precedenti lavori erano soprattutto in inglese?
Riccardo: la scelta dell’italiano è stata la nuova sfida che ci siamo voluti imporre nel 2019 per non ricadere in cose già fatte. Forse abbiamo anche voluto dare un suono diverso alla nostra musica che era già molto esterofila come sonorità e, cantandola in inglese, era ancora più difficile farla arrivare a un pubblico più ampio. Abbiamo deciso di provarci, nonostante non avessimo mai cantato in italiano. Si tratta di album interamente in italiano, un esperimento e sicuramente anche un disco di transizione.
Francesco: Nel disco precedente (Flowsane) c’era un’altra canzone in italiano (“Senza Delay”) e avevamo visto che era piaciuta e le persone ce la chiedevano ai concerti. Così abbiamo deciso di insistere su quel filone.
Riccardo: Ci piace complicarci la vita. Fare dell’Electro Funk in italiano…la cosa più difficile che potessimo fare (ridono, ndr)!
Enrico: È anche un modo diverso di comunicare ed esprimersi. L’inglese, per quanto lo si conosca, non è la nostra lingua. Con l’italiano invece vengono meglio le sfumature che vogliamo dare al testo.
Riccardo: Sono modi diversi di interpretare la musica. Una canzone può funzionare bene in entrambe le lingue. I limiti non esistono, ma in questo caso ci siamo voluti dare noi un limite e fare un album in italiano per i nostri amici che amano la musica italiana.
Noi stessi in realtà abbiamo riscoperto molta musica italiana negli ultimi anni. In macchina abbiamo praticamente ascoltato solo Pino Daniele e Ivan Graziani che sono sempre stati i nostri punti di riferimento e che non smettiamo mai di riscoprire. Abbiamo ascoltato anche un disco di Chico Buarque cantato in italiano con delle traduzioni bellissime sulla bossanova. Ci gasavamo tantissimo ascoltando delle parole in italiano che prima magari sentivamo in maniera diversa perché eravamo dei rockettari.
Francesco: Effettivamente siamo stati sempre molto esterofili con i gusti musicali. A parte i grandi classici come Battisti o Venditti che, volente o nolente, senti fin da quando sei bambino non abbiamo mai comprato dischi in italiano. Poi con il tempo abbiamo subito anche quel fascino e probabilmente ha influito sulla decisione di provare a scrivere nella nostra lingua. Il che, rispetto all’inglese che è molto più semplice e dove le parole fluiscono meglio, presenta diversi gradi di difficoltà.
Riccardo: In tutta la mia vita non ho mai cantato in italiano quindi la sfida era veramente grande. Speriamo di essere riusciti a fare qualcosa di gustoso per le orecchie.
Com’è nata la collaborazione con Stefano Bollani in “Ciao”, secondo estratto del nuovo album?
Riccardo: È nata per una stima reciproca, un’amicizia e un’altissima reverenza nostra nei suoi confronti.
Francesco: Ci abbiamo messo un bel po’ di tempo a convincerci a scrivergli. Quando glielo abbiamo mandato, gli è piaciuto e il pezzo è venuto fuori da sé.
Riccardo: Il suo tocco ha aggiunto una magia incredibile al brano che era già abbastanza pregno di sentimento, ma con le sue note è volato. Siamo anche riusciti a far sì che il suo talento rimanesse contenuto e al tempo stesso si esprimesse tantissimo.
Quanto è importante per voi collaborare con altri artisti?
Riccardo: Noi ci consideriamo una grande famiglia attorno a cui ruotano un sacco di amici musicisti e producer. Ci piace collaborare con altri artisti ed essere un po’ romagnoli in questo, nel senso di essere aperti e invitare tutti a casa Funk Rimini a fare musica. Spesso vengono Godblesscomputers, Go Dugong e molti altri. Per noi lo spirito è sempre quello del collettivo aperto, non c’è mai un numero definito di membri di Funk Rimini.
Potete svelare il titolo del nuovo album?
Riccardo: Abbiamo deciso di chiamarlo Odeon, per marcare il tema dei locali che ti cambiano la vita. L’Odeon nell’antichità era il teatro dove si esibivano le compagnie popolari. La parola poi è stata ripresa tantissimo nel mondo dell’entertainment. Noi negli ultimi due anni ci siamo letteralmente ossessionati con questa parola e ce ne siamo anche innamorati. Il concept dell’album è proprio di riflettere sul potere che i locali hanno di cambiare la vita e di come abbiamo bisogno di questi posti in cui la musica risuoni dentro e fuori, nel corpo e nella città.
Francesco: Il locale risveglia le coscienze e ti fa crescere, sviluppa passioni, crea amicizie e legami. Ci piacerebbe che i ragazzi di oggi avessero lo stesso che noi ci siamo tanto goduti in gioventù.
Riccardo: Sappiamo che i tempi in cui avevamo 20 anni sono passati. Ora sta a noi creare i presupposti per far divertire e far stare bene le persone che hanno 20 anni oggi, che vogliono andare a ballare, ma non sanno dove andare perché manca loro un riferimento musicale e un locale nella propria città dove non ci sia la solita musica.
Cosa bisogna fare in Italia per avvicinare i più giovani alla musica di nicchia?
Riccardo: Per fare questa cosa ci vogliono posti che aprano le porte a qualsiasi matto che va nel locale a chiedere di suonare, come facevamo noi da ragazzini. Spesso ci trattavano come dei ragazzini, ma ci siamo passati e abbiamo costruito qualcosa. Secondo me è un bel momento per la musica in Italia. Ci sono un sacco di artisti che finalmente esprimono una musicalità innovativa e che danno alle persone ciò di cui hanno bisogno: un senso di comunità, rispetto per la musica e anche rispetto per le loro orecchie. Siamo molto contenti che gli artisti italiani lo abbiano capito e che la qualità stia tornando di moda.

Volete aggiungere qualcos’altro sul vostro nuovo disco e sui prossimi live?
Riccardo: Sulla parte live siamo molto attivi. Quello che facciamo in studio lo vogliamo poi suonare dal vivo. Ci piacerebbe far sapere a tutti che stiamo tornando on the road, con i nostri strumenti caricati sulla Multipla e siamo pronti per portare il Funk Rimini Sound in tutte le città. Ci sono già delle belle date. Il 7 maggio al Superlove di Milano presenteremo dal vivo l’album che uscirà poi il 10 giugno. A luglio saremo a Lecce per il SEI Festival. Abbiamo diversi singoli da far uscire: siamo partiti con il club di “Respirare”, per passare a “Ciao” che è una ballad più soul e spirituale, ma abbiamo anche delle chicche estive super funky.
Stiamo già pensando a della musica nuova su cui lavorare. Nel frattempo siamo curiosi di vedere come questo disco verrà percepito dopo due anni che ce l’abbiamo in cantiere. Ci teniamo anche ringraziare il nostro producer Andrea “Neve” Recla che ha vissuto praticamente sul mio divano mentre registravamo l’album. In quei mesi la nostra casa si è riempita di strumenti e siamo stati giorno e notte in studio giorno e notte per la gioia dei vicini. Casa nostra è anche il nostro studio, è dove mangiamo, dormiamo e suoniamo. Adesso stiamo mettendo su uno studio vero e proprio dove fare ancora più musica e farla ancora meglio.