Dopo quattro anni di attività, densi di uscite esplosive, coerenza come pochi e una visione assolutamente peculiare, Antistandard Recs chiude i battenti. Il canto del cigno è, per l’etichetta di base a Milano ma con radici pugliesi, una compilation monumentale: AntiWorld Z. In questa première abbiamo il piacere di farvi ascoltare in anteprima tre delle tracce e leggere le parole di due delle menti che hanno animato il progetto Antistandard negli anni: Think’d e L O S C I.

Nicchia Elettronica Prèmiere: AntiWorld Z (Antistandard Recs)
Antistandard Recs è stata (e sarà) più di un’etichetta. Un concetto o forse un non-concetto in grado di spingere uno step in avanti i confini dell’elettronica nostrana, fondendoli con un appeal estetico d’impatto e immediatamente riconoscibile. Certo, fin dagli inizi era chiaro a chi ha deciso di dare vita al progetto che non sarebbe stato semplice farsi largo in un panorama ormai ipersaturo, per di più votato spesso a generi più “friendly”, ammiccanti e di tendenza. Cionondimeno e anzi forse proprio date queste premesse, Antistandard ha perseguito la propria visione collocandosi dichiaratamente – già dal nome – fuori dagli schemi tradizionali, lontano dall’hype e dalla marchetta.
Un approccio aperto, indipendente (nel vero senso della parola), ma non per questo meno impegnato nella costante ricerca di sonorità fresche, di commistioni inedite, anticonvenzionali…insomma, antistandard. Think’d, owner e ideatore della label, e L O S C I hanno curato la direzione artistica di AntiWorld Z e ce la raccontano in questa doppia intervista che ripercorre anche alcune tappe importanti nella storia della label fino ad arrivare alle motivazioni sottostanti la decisione di chiuderla. AntiWorld Z esce domani (26 agosto), ma intanto è già disponibile un assaggio in anteprima in fondo all’intervista con le tracce di Anything Pointless, Personalbrand e Xyde + PaCMan.
Ciao Think’d e L O S C I, sono contento di fare due chiacchiere con voi in occasione dell’uscita dell’ultima e definitiva release di Antistandard Recs. Come mai avete deciso di concludere il percorso dell’etichetta e di farlo proprio attraverso una compilation?
T: Ciao! Siam contenti anche noi di farlo con voi e non con altre realtà più blasonate che ci avrebbero dato sicuramente più visibilità, ma molto più impersonali e poco pro-attive. Sempre dalla parte delle nicchie! Ho preso sta decisione perchè siamo arrivati a un punto in cui o si sale, o preferisco smettere, almeno per come la vedo io. Non siam riusciti a salire più su, e visto che l’investimento di tempo, psiche, moneta, e soprattutto teste non ha permesso di andare avanti rimanendo fermi e iniziando addirittura in qualche caso a fare dei passi indietro, non volevo e non è giusto concludere questa esperienza in malo modo, abbandonando il paziente al coma vegetativo.
La compilation era semplicemente già in programma, ed è il modo migliore per concludere per la quantità di persone coinvolte, senza lasciare l’ultimo testimone a un solo artista. Ho sempre creduto molto nella condivisione artistica, forse troppo dato che, nonostante questo, le persone che comprendono la cosa e/o cercano di ricambiarla son comunque molto poche, ma va bene così 🙂
L: Mi accodo a Tiz nel dire che sono contento di avere questa occasione per fare due chiacchiere con voi, con cui c’è anche un rapporto un po’ più personale. Le motivazioni sono circa quelle che dice lui: consapevoli purtroppo, che il nostro sound è appunto appartenente ad una nicchia, ha bisogno di un impegno doppio o triplo rispetto ad altre realtà con sound più istituzionalizzati per essere spinta a dovere, e quando la vita vera e i suoi oneri ci si mettono di mezzo, è difficile mantenere costante ed equivalente l’impegno e la volontà.
Non è una decisione indolore, perchè siamo fieri del percorso fatto, delle connessioni strette e delle realtà che abbiamo spinto e che ci hanno spinto, ma molto banalmente, la spesa iniziava a non valere più l’impresa. La compilation è un modo per celebrare questa chiusura, fare un bel byebye nel modo che noi preferiamo, consegnare un bel pacco di musica a chi ci ha supportati spingendo per un’ultima volta tutti gli artisti fantastici che hanno aderito a questa iniziativa.

AntiWorld Z raccoglie numerose tracce che abbracciano altrettanti generi, dall’elettronica sperimentale al noise, da ritmi accelerati di stampo jungle e industrial fino a sonorità più prettamente lo-fi e hip-hop. Quali sono stati i criteri con cui vi siete mossi nella raccolta e nella selezione delle tracce?
T: Assolutamente nessuno, se non che dovesse piacere a noi e che fosse un minimo qualcosa di caratteristico. Ovviamente più tracce meno di altre, ma tutte comunque con una percentuale di antistandardesimo.
L: Ci sono dei parametri mai detti che hanno riguardato la scelta delle tracce di questa compilation come tutte le release passate di Antistandard: sono quelle tracce che accendono in noi all’unisono la voglia di dire “Sto disco lo comprerei e lo regalerei/consiglierei agli altri” o “Andiamo a sentire questo artista dal vivo”, o tipo “Nel lavoro di questo artista puoi sentire tracce di questo e quel genere che mi piace ma non le ho mai sentite mischiate/elaborate in questa maniera”.
Ancora più che nel volume precedente sono fierissimo di affermare che ci sono veramente poche tracce in questa compilation ascrivibili a un genere preesistente, quindi meno footwork, meno jungle, meno beat, meno grime, meno ambient o noise, ma tantissime tracce che si ispirano e mescolano questi generi come piace fare a me come L O S C I e a Tiz nei suoi set o nei suoi progetti da rapper. Cerchiamo come sempre di dare spazio a chi ci sembra abbia una visione più personale e non voglia semplicemente diventare il nuovo fenomeno del nuovo genere sulla bocca di tutti.
Magari sbaglio, ma l’ordine delle tracce non sembra casuale. Anzi, ascoltando la compilation, questa suona quasi come un mix/dj set. È così?
T: Sono molto contento l’abbia notato perchè, da dj o perlomeno avendo cercato di farlo per anni, è proprio il metodo che ho usato. Farei così se avessi in chiavetta o Traktor 53 tracce come queste, con la sola differenza che ovviamente nella scelta della tracklist in sto caso me ne sono altamente sbattuto dei bpm, per una volta che potevo farlo.
L: Certo, la compilazione della tracklist è un passaggio fondamentale, molti dischi meravigliosi e composti solo di pezzoni spesso perdono di impatto, incisività o capacità di coinvolgimento solo per l’ordine in cui le tracce sono poste. Noi apparteniamo a quella generazione un po’ vecchia che compra e scarica i dischi e che ascolta i dischi per quanto possibile dall’inizio alla fine, che cerca di capirne il concetto e godersi il viaggio. Pertanto abbiamo cercato di creare un viaggio quanto più coinvolgente possibile, in maniera molto simile appunto a quello che molti dei migliori DJ sono capaci di fare.

All’interno di AntiWorld Z ci sono anche riferimenti a generi musicali geograficamente distanti da noi, come al reggae o a ritmi sudamericani; era un vostro intento quello di abbracciare anche sonorità provenienti da paesi lontani o è stata una scelta dettata dal materiale che avete ricevuto?
T: Both. Ma di base è sempre stato quello che cercavamo: influenze, contaminazioni, mix, crossover vari e zero piattume o robe anche fatte bene ma puro stampino di altre. Meglio qualcosa che funziona meno ma che ricerca di più nella struttura o nella commistione di sonorità piuttosto che una traccia “facile” ma fredda e senza carattere.
L: Un insieme dei due fattori, direi. Io personalmente sono molto dentro la ricerca di materiale di matrice “etnica” o “global bass” come si usa dire da qualche anno a questa parte. L’idea che molti artisti ripropongano la musica della loro tradizione miscelandola con influenze e strumenti più attuali è per me una meravigliosa manifestazione dell’evoluzione culturale,
Allo stesso modo l’apertura verso questi generi da parte di artisti che non provengono da quel background culturale ma, rispettosamente, provano ad assimilarlo o rielaborarlo o inserirne le influenze e dei tratti specifici nelle loro opere è la dimostrazione che i bordi sono solo una definizione mentale, che certe sensazioni sono universali e ci uniscono a realtà poste a migliaia di km di distanza (e difatti noi, squadretta di calcetto meno uno proveniente dal sud italia, siamo cresciuti ascoltando molte poche pizziche e tarantelle ma molto Wu Tang e Digital Mystikz per dirne due, molto poco “local” come influenze eheh)

Un altro elemento che ha sempre caratterizzato l’etichetta dal punto di vista identitario è l’aspetto visivo. Così come per le release precedenti, anche l’artwork della compilation è opera di Matteo Bellomo. Si è trattato di un lavoro in sinergia fra voi e lui? Siete partiti da un concept specifico?
T: Matteo è prima ancora di L O S C I e Lowmo (componenti di Antistandard) mio seguace in sto progetto, proprio perchè non volevo accanto a me un dj o un producer ma una figura più multimediale, e un pò per caso un pò perchè la fotografia mi ha sempre attratto più di altre arti, sommato al suo stile straparticolare e al fatto che è il baffo più simpatico che conosca, ha fatto sì che fosse lui il co-owner anche se non lo voleva affatto (ti voglio bene Matt!).
Quindi si, sin dalla prima release ho voluto fortemente far esprimere anche e soprattutto lui, non lasciando sempre e solo la musica come input principale, ma anzi collegandoli completamente: per tutte le release, AntiWorld Z compresa, sono stati sviluppati gli artwork solo dopo che Matteo ha ascoltato e assimilato le tracce. La sinergia musica/fotografia è totale e costante dal 2018 ad oggi. L O S C I vi spiega il resto, visto che nelle due compilation c’è anche la sua mano dopo quella di Matteo.
L: Certo, l’apporto di Matteo è stato fondamentale per definire l’identità di Antistandard. La sinergia tra noi e lui c’è stata sempre, tutti gli artwork sono stati valutati democraticamente da tutti noi, quindi il risultato che ne è scaturito è sempre stato approvato da tutti rappresentando se non la migliore soluzione assoluta quantomeno quella possibile. In questo caso come nella precedente compilation e in maniera diversa nella mia release per Antistandard (Tarantolato) il lavoro è stato frutto di una collaborazione.
Come in Antiworld A abbiamo creato l’artwork a due mani elaborando il concetto di un mondo alieno, che è la nostra nicchia, il mondo parallelo in cui noi viviamo, e il linguaggio che serpeggia attraverso esso e lo popola e lo definisce, che è la musica stessa, rappresentato dall’intreccio della sua componente materica e dei miei segni digitali in una specie di font alieno composto di entrambe le caratteristiche, mondo e abitanti si fondono rendendo il tutto illeggibile se uno dei due elementi viene a mancare.
Nel complesso, vi sentite soddisfatti del risultato ottenuto con la compilation, soprattutto trattandosi dell’ultima uscita ufficiale di Antistandard?
T: Molto, e a prescindere da come andrà, anche perchè siamo ben consapevoli di non avere né i mezzi né la potenza di fuoco di altre label. Abbiamo molte caratteristiche in meno, meno “coolness”, meno “contatti”, meno influenza, meno budget, meno tanto altro. Ma abbiamo sempre avuto coerenza, linea, concept, consapevolezza, e soprattutto profondo rispetto per tutti gli artisti che con passati anche solo per una traccia o un guest mix da noi, a differenza di altre label o di come qualcuno là fuori dice in giro di noi, solo uno a quanto pare ahah. Ad ogni modo leggere soddisfazione e riconoscenza di molti artisti coinvolti anche in questa ultima release ripaga di tutto e ammutolisce tutte le cazzate di contorno.
L: Certo siamo soddisfatti perchè se col primo volume eravamo contenti di aver creato una cosa così “monumentale” da regalare, a questo giro ci sono nuovi amici e vecchi rapporti consolidati, artisti che con naturalezza sono arrivati o posti liberi lasciati da chi con altrettanta naturalezza ha capito che questo non era l’output migliore per loro, e questo rende questa raccolta pregna di entusiasmo e coerenza. Speriamo tutti che la cosa si percepisca!

Andando indietro con la memoria, quali sono state le principali difficoltà e anche le maggiori soddisfazioni che vi ha dato l’etichetta?
T: Difficoltà sicuramente le deadline b2b la mancanza di tempo. Ma una delle chiavi secondo me, anche se solo a tratti, è stata anche e paradossalmente la mia apertura dell’idea che avevo di label, già di per se atipica; mi spiego meglio: tutti sanno che sono gravemente affetto da “gialloneria”, come tutti sanno che non ho mai amato rimanere in pochi recinti musicali ma cercato di tastare anche quelli apparentemente inavvicinabili o comunque a cui non ti aspetti di aprirti dopo aver avuto determinate radici e una particolare crescita musicale. Con queste importanti premesse da considerare, secondo me ho spiazzato un pò in primis Matteo e poi Francesco e Lorenzo nel farli letteralmente entrare nella mia visione per farci il cazzo che gli pareva, dandogli completa fiducia, non mettendomi mai nei panni dell’owner: 25% each 4ever and ever.
Mi sono reso conto col tempo che di default una persona non si aspetta un approccio simile, e nel nostro caso penso ci abbia penalizzato un pò in alcuni casi: per sensi di responsabilità diversi e caratteri differenti tra noi. Colpa di nessuno ovviamente e anzi, sti 3 pazzi mi hanno veramente seguito e boh, non ci credo ancora l’abbian davvero fatto.. ma ecco, tirando le somme e anche le sottrazioni, penso che le dinamiche di gruppo siano state una delle chiavi per cui un progetto così poteva funzionare solo per un tot di tempo, come d’altronde tante altre label o progetti artistici concettualmente simili. Sorry, ho finito con le difficoltà ma ci tenevo al finale commovente/riflessivo.
Soddisfazioni: l’aver letteralmente creato inconsapevolmente l’aggettivo “Antistandard” usato non solo da noi ma da tante altre persone, e non solo parlando di musica.. ad esempio sentir dire “quel locale è proprio Antistandard”, perchè magari ha l’orologio al contrario e le bottiglie sul soffitto e i cocktail hanno nomi di pizze.. visioni di questo tipo: fantastico secondo me. Vuol dire che il concept è arrivato, e se la parola viene utilizzata per descrivere qualcosa che non è solo la musica che abbiam pubblicato, vuol dire che questa stessa musica non è poi così incomprensibile come un pregiudizio potrebbe far presumere.
L. Penso che già dalle risposte precedenti si percepiscano entrambe le cose. Come dice Tiziano, le deadline sono state sempre un problema, per tenerci a galla nel marasma di etichette valide che ci sono in giro abbiamo sempre avuto una tabella di marcia piuttosto fissa, due show radio e una release mensile più eventuali extra e qualche piccolo intervento live, non è facile. Anche mettere d’accordo quattro teste spesso in quattro posti e situazioni diverse, via chat e senza incontrarsi, non è semplicissimo, è facilissimo che si creino incomprensioni, che non si colgano i reciproci livelli di stress o le sfumature delle affermazioni (siamo “purtroppo” quattro campioni di sarcasmo).
Per me però Antistandard ha rappresentato tante piccole soddisfazioni, in primis il dare spazio ad artisti che conoscevamo veramente in 4 persone, persone che conosco da anni e che per modestia forse, o accontentandosi di fare questa cosa per divertimento, non hanno neanche mai avuto l’idea di proporre il loro materiale a delle label, o che agivano in territori diversissimi dai nostri soliti.
Questa fiducia è stata ricambiata in maniera inaspettata: a questi artisti è arrivato il concetto di Antistandard, la nostra attitudine, il nostro voler dar spazio (e a volte spingere un po’ anche) a chi non riesce a stare in una comfort zone e la rimaneggia continuamente a suo piacimento, consegnandoci spesso del materiale veramente esplosivo. Questo ci ha ovviamente gasati da morire, e questo è il motivo per cui nonostante Antistandard come label abbia esaurito il suo percorso (per aver realizzato forse di non aver trovato una quadra per valorizzare e diffondere appropriatamente questa roba così fresca), continuerà ad esistere nel frutto di quanto abbiamo seminato, dentro e fuori da noi.
Nicchia Elettronica Prèmiere: AntiWorld Z (Antistandard Recs):
Anything Pointless – AMB1 — ITA
Personalbrand – CODE — UK
Xyde + paCMan – Audiomorph — ITA
Qui il link per il pre-save della compilation e per ascoltare e scaricare le altre release di Antistandard Recs dal 2018 a oggi.